mercoledì 23 luglio 2008

media e minori: quadro attuale.

I mass-media sono una realtà complessa: essi possono essere definiti un sistema industriale, un investimento tecnologico in continua espansione, un terreno di scontro politico, uno strumento
di informazione, di svago e di cultura, un’esperienza quotidiana per il pubblico. Tutto ciò è andato a riflettersi sul modo di studiarli, tanto da generare un insieme di indagini e ricerche, metodi e punti di vista così eterogenei da rendere difficile giungere ad una sintesi organica e coerente di tutte le conoscenze fin qui accumulate.
Sicuramente grande rilevanza storica ha avuto lo studio degli effetti dei media sugli individui, sui gruppi e sul sistema sociale.
1 Melvin L. DeFleur, Sandra J. Ball-Rokeach, Teorie delle comunicazioni di massa, Il Mulino 1995, Bologna pp. 159-314 Cfr Denis McQuail, Sociologia dei media, Il mulino 2001, Bologna pp. 325-383
Dal momento che i mezzi di comunicazione occupano un posto sempre più rilevante nella vita delle persone, essi sono chiamati ad assumere un ruolo centrale anche nel modo di relazionarsi con il mondo dell’infanzia. L’opinione pubblica e il mondo della sociologia della comunicazione si sono interrogati spesso anche sui pericoli che deriverebbero dall’uso dei mezzi di comunicazione da parte dei bambini. La tutela del fanciullo riguardo ai mezzi di comunicazione di massa rappresenta così uno dei temi più discussi e spigolosi nell’ambito scientifico contemporaneo e la società globale, dal canto suo, è tenuta a rispondere al bisogno dei bambini di capire il mondo anche attraverso i media.
Oggi il minore è titolare di diritti e doveri, un cittadino facente parte a pieno titolo di uno Stato, ma soprattutto una persona: si tratta di un soggetto appartenente a quella fondamentale formazione sociale che è la famiglia, in cui egli riceve, o dovrebbe ricevere, educazione e sviluppo psicofisico.
2 Il sito del ministero della Giustizia raccoglie le più importanti leggi a tutela del minore http://www.giustizia.it/minori/protezione/leggi_minori.htm%3E
I minori rappresentano la componente più giovane della popolazione, ma la storia dell’infanzia dimostra come la società ha spesso guardato al soggetto in formazione in modo del tutto inadeguato. Andando indietro nel tempo ci rendiamo conto che il minore ha ricoperto sempre un ruolo per lo più marginale, sia all’interno della società che della famiglia, questo almeno fino al XIX secolo: già la parola minore è di per sé significativa, in quanto evidenzia una condizione d’inferiorità umana e d’incompletezza, fragilità e dipendenza verso altri.
3 Alfredo Carlo Moro, Manuale di diritto minorile, Zanichelli 2000, Bologna,
p. 7

Il bambino e l’adolescente iniziano ad acquistare un ruolo sempre più attivo nella società, grazie soprattutto alla Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia del ’89 (Convention on the Rights of the Child) che è stata ratificata da 190 paesi, tra i quali l’Italia, e che rappresenta un vero e proprio vincolo giuridico per essi: gli Stati contraenti si impegnano a uniformare le norme nazionali a quelle della Convenzione, in modo da rendere effettivi i diritti e le libertà in essa enunciati. Nel dettaglio, l’art 13 afferma il diritto alla libertà di espressione intesa come libertà di ricercare, ricevere e divulgare informazione, mentre l’art. 17 della Convenzione chiarisce in
particolare quale posizione devono assumere i media nei confronti dei minori.
4 Dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia:
ART. 13 Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, a prescindere dalle frontiere, sia verbalmente che per iscritto o a mezzo stampa o in forma artistica o mediante qualsiasi altro
mezzo scelto dal fanciullo. L'esercizio di questo diritto può essere sottoposto a talune restrizioni, che però siano soltanto quelle previste dalla legge e quelle necessarie: a. al rispetto dei diritti e della reputazione altrui; b. alla salvaguardia della sicurezza nazionale o dell'ordine pubblico, della salute o della moralità pubblica.
ART. 17 Gli Stati parti riconoscono l'importante funzione svolta dai massmedia e devono assicurare che il fanciullo abbia accesso a informazioni e a programmi provenienti da diverse fonti nazionali ed internazionali, in particolare a quelli che mirano a promuovere il suo benessere sociale, spirituale e morale nonché la sua salute fisica e mentale. A tal fine, gli Stati parti devono:
 incoraggiare i mass-media a diffondere un'informazione e programmi che presentino un'utilità sociale e culturale per il fanciullo e che risultino conformi allo spirito dell'articolo 29;
 incoraggiare la cooperazione internazionale allo scopo di promuovere la produzione, lo scambio e la diffusione di un'informazione e di programmi di questa natura provenienti da diverse fonti culturali, nazionali ed internazionali;
 incoraggiare la produzione e la diffusione di libri per ragazzi;
 incoraggiare i mass-media a prestare particolare attenzione ai bisogni linguistici dei bambini autoctoni o appartenenti a minoranze; promuovere l'elaborazione di appropriati principi direttivi destinati a tutelare il fanciullo contro l'informazione ed i programmi che nuociano al suo benessere, tenuto conto delle disposizioni degli articoli 13 e 18.

Per la prima volta, in un documento internazionale viene riconosciuto ai media un esteso potere, soprattutto sui bambini così indifesi e vulnerabili, e si sente l’obbligo di prescrivere direttive universali puntuali e ben precise affinché tali mezzi favoriscano il benessere sociale, spirituale e morale degli adolescenti.
Le responsabilità della comunicazione nei confronti del mondo dei bambini riguardano ovviamente l’attenta regolamentazione del rapporto tra il diritto-dovere della libertà di informazione e il contrapposto diritto-dovere di proteggere il cittadino in formazione assicurandogli un corretto processo di sviluppo. Confezionare e diffondere notizie che riguardano il mondo dell’infanzia richiede agli operatori della comunicazione di farsi carico di responsabilità
specifiche, di prestare grande attenzione alle modalità di rappresentazione dei fatti di cronaca che coinvolgono e vedono protagonista il bambino e, di conseguenza, interessano la promozione di un’immagine rispettosa del minore in quanto categoria sociale. Nel 1990, negli Stati Uniti d’America, viene emanato il Children’s television Act da parte della Commissione federale impegnata nel settore della comunicazione (FCC): questo ha imposto ai network televisivi di fornire programmi educativi e informativi per i giovani spettatori come condizione per il rinnovo
della licenza di diffusione.
5 Children’s television Act
Lo stesso anno in Italia viene redatta la Carta di Treviso dalla Federazione Nazionale della stampa e l’Ordine dei giornalisti con il coinvolgimento del “Telefono Azzurro”: si tratta di un documento che impegna i giornalisti italiani a norme comportamentali deontologicamente corrette nei confronti dei bambini e dei minori in genere.
6 Carta di Treviso
In linea con i principi di questo documento e a seguito dell’impegno degli operatori della comunicazione consapevoli delle loro responsabilità, sono stati redatti anche il Codice di autoregolamentazione Tv e Minori (2002) e il Codice di autoregolamentazione Internet e Minori (2003).
7 Codice di autoregolamentazione Tv e Minori <>, modifiche e Codice di autoregolamentazione Internet e Minori http://www.mclink.it/azienda/minori/allegati/codiceinternetminori.pdf
Una ipotesi di intervento di orientamento formativo arriva poi dalla cosiddetta “Media Education”, il cui obiettivo principale è sviluppare in bambini e adulti un atteggiamento critico e
un’autonomia di giudizio nei confronti dei mezzi di comunicazione.
8 Jaques Gonnet, Educazione, formazione e media, Armando 2001, Roma Cfr Pier Cesare Rivoltella, Media Education, modelli, esperienze, profilo disciplinare, Carocci 2001, Roma Cfr Maria Grange Sergi, Maria Giovanna onorati (a cura di), La sfida della Comunicazione all’educazione. Prospettive di Media Education, Franco Angeli 2006, Milano Cfr Mario Morcellini (a cura di), La scuola della modernità. Per un manifesto della media education, FrancoAngeli 2004, Milano
Per trasformare gli spettatori in protagonisti attivi e realmente capaci di scegliere, è opportuno prouovere un’educazione volta alla comprensione profonda dei meccanismi e dei linguaggi che regolano i media in relazione ai contesti sociali e culturali di riferimento.
9 Ibidem
Si tratta di una disciplina che produce riflessioni e strategie operative rispetto ai media, contribuendo a dare valide risposte alle istanze formative anche attraverso un’ottica interventista che punta a salvaguardare e sviluppare i territori del linguaggio, dei contenuti e delle tecnologie.
La Media Education si posiziona di fatto in una sorta di terra di mezzo fra la comunicazione e l’educazione abbracciando lo studio, l’insegnamento e l’apprendimento dei moderni mezzi di comunicazione ed espressione nell’ambito della teoria della pratica pedagogica.
10 Pier Cesare Rivoltella, Media Education, modelli, esperienze, profilo disciplinare, op. cit.
Questo insegnamento riguarda in particolare l’educazione con, ai, per i mezzi di comunicazione ed è decisivo proprio perché agisce dentro il terreno della comunicazione entrando nel merito della produzione e dei contenuti senza operare alcuna censura: in sostanza viene riconosciuto alle persone una sorta di libero arbitrio mediatico, che permette di decidere quali mezzi e linguaggi della comunicazione utilizzare e quale uso farne.
11 Ibidem
Le crescenti preoccupazioni sulle influenze dei mezzi di comunicazione, in particolare i mass-media, hanno reso la Media Education una necessità sempre più forte, tanto che diversi paesi europei hanno già introdotto alcune leggi riguardanti questo aspetto comunicativo nei programmi scolastici, spesso rendendola una materia interdisciplinare di supporto alle altre materie.
12 Jaques Gonnet, Educazione, formazione e media, op. cit., pp. 7-21 e 55-63
Lo studio delle relazioni fra mezzi di comunicazione e soggetti in età evolutiva svela quanto la natura di questo rapporto influenzi lo sviluppo di alcune capacità fondamentali nei ragazzi: attenzione, rappresentazione, comprensione, ritenzione di informazione hanno infatti un grosso potere nell’attività di fruizione, sul modo in cui i giovani utenti si confrontano con i media. E’ chiaro che i mezzi di comunicazione, così come possono turbare o addirittura compromettere l’iter formativo e di sviluppo del giovane, possono anche arricchire il suo bagaglio educativo e cognitivo. I mass-media sicuramente forniscono molteplici modelli simbolici di comportamento che possono essere assimilati, contribuendo a formare quegli schemi mentali che guidano il nostro modo di guardare e vivere la realtà di tutti i giorni.
13 Melvin L. DeFleur, Sandra J. Ball-Rokeach, Teorie delle comunicazioni di massa, op.cit., pp. 243-246
Nell’epoca del policentrismo formativo comunque "[…]è anche grazie ai media che i ragazzi riescono ad orientare i loro percorsi di crescita […]"
14 Geraldina Roberti, Mediamente giovani. Percorsi, stili e consumi culturali, Bulzoni Editore 2005, Roma, pp.159-168 Cfr Mario Morcellini, La comunicazione e i media nell’epoca del policentrismo formativo, pp.21-33 in Teresa Grange Sergi, Maria Giovanna Onorati (a cura di), La sfida della comunicazione all’educazione. Prospettive di Media Education, op. cit.
I mezzi di comunicazione di massa si sono aggiunti in modo preponderante alle tradizionali agenzie di socializzazione per trasmettere alle future generazioni il patrimonio culturale.
15 <> Melvin L. DeFleur, Sandra J. Ball-Rokeach, Teorie delle comunicazioni di massa, op. cit., pp. 224-230 Cfr Mario Morcellini, Passaggio al futuro: formazione e socializzazione tra vecchi e nuovi media, FrancoAngeli 1997, Milano
La famiglia, la scuola e il gruppo dei pari si mostrano sempre più in difficoltà a svolgere questa funzione, a sostenere, in altre parole, il processo di trasmissione di informazioni che permette di acquisire valori, norme e conoscenze indispensabili per regolare il comportamento all’interno della collettività.
16 Jaques Gonnet, Educazione, formazione e media, op. cit. Cfr Pier Cesare Rivoltella, Media Education, modelli, esperienze, profilo disciplinare, op. cit. Cfr Maria Grange Sergi, Maria Giovanna Onorati (a cura di), La sfida della Comunicazione all’educazione. Prospettive di Media Education, op.cit., Cfr Mario Morcellini (a cura di), La scuola della modernità. Per un manifesto
della media education, op. cit.
La percezione dello scollamento tra individuo e società appartiene alla crisi del nostro tempo e di fronte al rischio di de-socializzazione cresce la necessità di nuove forme di correlazione tra singolo e contesto.
17 Mario Morcellini e Michele Sorice, I media della socializzazione, pp. 281- 296 in in Tullio Sirchia (a cura di), Le tre culture: umanistica, scientifica, multimediale. La Scuola Alfamediale per Essere, Conoscere, Comunicare. Editrice Scolastica Italiana 1996, Marsala
Siamo quasi in uno stato di auto-socializzazione: l’attività di costruzione sociale della realtà si sta spostando nella sfera del soggetto e delle sue relazioni ed aggregazioni microsociali.
18 Si può parlare di socializzazione tramite mediazione o di una socializzazione senza mediazioni (im-mediata) o autosocializzazione in Mario Morcellini e Michele Sorice, I media della socializzazione, pp. 281- 296 in in Tullio Sirchia (a cura di), Le tre culture: umanistica, scientifica,multimediale. La Scuola Alfamediale per Essere, Conoscere, Comunicare., op. cit.
Viene posta grande enfasi sulle potenzialità della comunicazione e dei gruppi nella determinazione di mutamenti valoriali e, proprio grazie ai media, gli individui vanno a sperimentare nuove forme di interazione sociale.
19 Ibidem Cfr Geraldina Roberti, Mediamente giovani. Percorsi, stili e consumi culturali, op. cit., pp.159-168
E’ legittimo parlare di vere e proprie tecnologie di relazione sociale
20 Alberto Marinelli, Connessioni. Nuovi media e nuove relazioni sociali, Guerini Studio 2004, Milano, pp.199-246 Cfr Mario Morcellini e Michele Sorice, I media della socializzazione, p. 293 in Tullio Sirchia (a cura di), Le tre culture: umanistica, scientifica, multimediale. La Scuola Alfamediale per Essere, Conoscere, Comunicare., op. cit.
Nell’arco del Novecento è stata progressivamente dislocata in forme mediate una quota sempre maggiore dell’esperienza individuale e la diffusione dei media elettronici ha portato alla dissociazione il rapporto tra collocazione fisica e sociale con la conseguente sensazione di prossimità verso eventi, voci, colori, abitudini e culture di luoghi lontani.
21 Alberto Marinelli, Connessioni. Nuovi media e nuove relazioni sociali, op. cit., pp.199-246
I media digitali vanno proprio ad esaltare la capacità individuale di costruire un percorso personalizzato di socializzazione che, attraverso la dimensione del gruppo, rende possibile l’elaborazione di una propria identità.
22 Ibidem
I linguaggi interattivi e virtuali spingono verso la coscienza di sé e non più verso la visione del mondo: dalla lettura testuale si è passati alla navigazione ipertestuale, dalla trasmissione all’interazione e infine dalla percezione all’inclusione nel mondo virtuale.
23 Mario Morcellini e Michele Sorice, I media della socializzazione, p. 293 in Tullio Sirchia (a cura di), Le tre culture: umanistica, scientifica, multimediale. La Scuola Alfamediale per Essere, Conoscere, Comunicare., op. cit.
Si assiste a quella rimediazione del sé che permette al soggetto di sperimentare, attraverso le tecnologie, una rete di affiliazioni continuamente ridefinibile e in movimento: si tratta di quel sé
interconnesso o networked self individuato da Jay Bolter.
24 Jay Bolter, R, Grusin, Remedietion, Competizione e integrazione tra vecchi e nuovi media, Guerini Associati, Milano 2002, p. 266 Cfr Geraldina Roberti, Mediamente giovani. Percorsi, stili e consumi culturali, op. cit.
Infatti, nel nostro tempo, acquista valore la capacità di social networking che riguarda interazione, condivisione, produzione d’informazione e conoscenza con altri soggetti: utilizzare nuove tecnologie che permettono lo sviluppo di queste pratiche sta divenendo un importantissimo social skill.
25 <> Francesca Comunello, Divari digitali e ICT. Tecnologie abilitanti oltre la questione dell’accesso, pp. 69-75 in Giuseppe Anzera, Francesca Comunello (a cura di), Mondi digitali. Riflessioni e analisi sul digital divide, Guerini Studio 2005
Manuel Castells introduce il modello di network individualism per cui la moltiplicazione dei potenziali partner comunicativi apre al soggetto in rete spazi esclusivi in cui mettere in scena un sé continuamente ridefinito: la privatizzazione della socialità, ovvero la formazione di un nuovo sistema di relazioni sociali incentrato sull’individuo favorisce di fatto la sperimentazione di molteplici identità.
26Lo sviluppo di Internet fornisce un supporto adeguato per la diffusione dell’individualismo in rete come forma dominante di socialità. <> in Manuel Castells, Galassia internet, Feltrinelli 2002, Milano, p. 129-131
Allo stato attuale sono proprio i giovani che hanno saputo interpretare con maggior prontezza il ruolo di networked generation muovendo i primi passi per la costruzione autonoma del sé come principio di organizzazione dell’esperienza e delle pratiche sociali e sfruttando, con intelligenza, l’intera tastiera multimediale a disposizione.
27 Prefazione di Mario Morcellini al testo di Alberto Marinelli, Connessioni. Nuovi media e nuove relazioni sociali, op. cit., pp. 13-15
Gli adolescenti sembrano trovare la propria determinazione nell’essere connessi e nello sperimentare un sentimento di appartenenza ed inclusione; tuttavia, in seguito al progressivo moltiplicarsi delle possibilità di interazione sociale, l’identità delle nuove generazioni è diventata sempre più complessa per cui i giovani di oggi corrono il rischio di frammentare la propria personalità.
28 Geraldina Roberti, Mediamente giovani. Percorsi, stili e consumi culturali, op. cit. Cfr Telefono Azzurro, INTERNET: informarsi per navigare serenamente ed evitare i nuovi pericoli della rete. Quaderni del 2008, Roma
In ogni caso, a fronte di tanti rischi, si contano tante potenzialità comunicative.
29 Alberto Marinelli, Connessioni. Nuovi media, nuove relazioni sociali, op. cit., p. 229
Secondo recenti ricerche rese pubbliche in occasione del Safer Internet Day (12 febbraio 2008), i teen-ager sono forti utilizzatori delle nuove forme di mediazione tecnologica ed i social network in particolare rappresentano un fenomeno in notevole espansione tra i giovani.
30 Indagine Doxa per Save the Children, “Profili da sballo. Gli adolescenti italiani e i social network” per cui sono state condotte 300 interviste telefoniche ad un campione nazionale rappresentativo della popolazione di 13-17 anni: Il 95% dei ragazzi usa Internet, il 73% è entrato, almeno una volta, in community, programmi di instant messanging e social network il 66,7% degli adolescenti ha registrato e aperto un profilo, il 78% dichiara di essere registrato ad un social network per stare in contatto con amici, il 20% per conoscerne di nuovi, infine il 47% dei giovani intervistati dichiara di aver allacciato nuove amicizie grazie a Internet Cfr Rapporto Annuale 2007 Pedopornografia e rischi della rete: le azioni di contrasto dell’hot114, Telefono Azzurro. In Italia la percentuale delle famiglie con accesso internet da casa è passata dal 34% (2002) al 43% (2005): considerando i valori riferiti al 2006 nella graduatoria internazionale risultiamo però soltanto al 15° posto con un tasso di penetrazione del 40% rispetto alla media europea del 54% (Osservatorio della società dell’informazione luglio 2006). Considerando la distribuzione degli utenti che si collegano a internet da casa, per fasce di età, nel corso dell’ultimo trimestre 2005 il 4% nei navigatori è rappresentato da bambini tra i 6-11 anni, per il 9% da ragazzi tra i 12-17 anni. Riguardo ai comportamenti di navigazione dei bambini più piccoli in Europa: sono aumentati di numero gli utilizzatori della Rete e sono aumentati anche i loro consumi in termini di numero di collegamenti e quantità di ore trascorse navigando. La fascia più consistente di navigatori è rappresentata dai ragazzi tra i 15 e i 24 anni (Istat su Eurostat 2006).
Il safer internet plus programme in particolare propone un uso più sicuro di internet e delle altre tecnologie on line soprattutto da parte di bambini e combatte i contenuti illegali e dannosi, da immagini di abusi infantili al razzismo: ad evidenziare l’attualità del tema questo programma nel maggio 2005 è stato adottato dal parlamento europeo e dal consiglio.
31Making the Internet a safer place, febbraio 2008
In particolare è stato riscontrato che ci sono più ricerche su digital media ed adolescenti mentre si studia pochissimo il rapporto che hanno i più piccoli con i mezzi di comunicazione nonostante sia in calo l’età che li vede usare Internet.
32 EU Kids Online project sta facendo ricerche in 18 paesi europei su come i giovani usano i nuovi media.
Bambini, giovani e le loro famiglie risultano essere ormai all’avanguardia nell’uso delle nuove tecnologie e delle nuove opportunità offerte (cellulare, giochi, tecnologie peer-topeer) ma vanno anche incontro a una varietà di rischi ed esperienze negative che possono trovarli impreparati.
33Ibidem
Mentre si sta andando verso la definizione di nuove forme di autonomo protagonismo nell’universo della comunicazione digitale, la partecipazione sociale appare sempre più importante per costruire un futuro democratico e riguarda necessariamente l’assottigliamento del digital divide.
34 Giuseppe Anzera, Francesca Comunello (a cura di), Mondi digitali. Riflessioni e analisi sul digital divide, op. cit. Cfr H. Rheingold, Smart Mobs:tecnologie senza fili. La rivoluzione sociale prossima ventura, trad. it. Raffaello Cortina 2003, Milano, p. 16
La dimensione sociale dei mezzi di comunicazione con le sue specifiche modalità di fruizione accredita già i media quale strumento di segmentazione inter e intragenerazionale.
35 Simona Tirocchi, Romana Andò, Marzia Antenore, Giovani a parole. Dalla generazione media alla netorked generation, Guerini e associati 2002, Milano 16-22 e 243-248
Questo significa che l’empowerment di tutti i soggetti sociali si giocherà anche sulle competenze d’uso delle tecnologie di relazione sociale.
36 Alberto Marinelli, Connessioni. Nuovi media, nuove relazioni sociali, op. cit. Cfr Nicholas Negroponte, Essere Digitali, Sperling & Kupfer 1995, Milano, p. 35
Certamente la società globalizzata del nostro tempo non può più prescindere dai media: sono diventati strumenti indispensabili per il cittadino globale e si configurano come sistemi di riferimento di grande valore per le nuove generazioni.
37 Alberto Marinelli, Connessioni. Nuovi media, nuove relazioni sociali, op. cit. Cfr Nicholas Negroponte, Essere Digitali, Sperling & Kupfer 1995, Milano
La scuola in quanto luogodi apprendimento primario, strumento di pari opportunità e di democrazia della conoscenza, può sicuramente offrire a tutti la possibilità di familiarizzare con i molteplici linguaggi e media del mondo contemporaneo.
38 Settimio Marcelli, La ragnatela di babele, pp.231-238 in Tullio Sirchia (a cura di), Le tre culture: umanistica, scientifica, multimediale. La Scuola Alfamediale per Essere, Conoscere, Comunicare., op. cit.
op. cit.
In questo senso, l’obiettivo degli enti educativi e scolastici deve essere quello della comprensione e dell’uso dei linguaggi dei media e non la loro demonizzazione o discriminazione.
39 Antonio Thiery, Verbale e non verbale, pp. 239 in Tullio Sirchia (a cura di), Le tre culture: umanistica, scientifica ,multimediale. La Scuola Alfamediale per Essere, Conoscere, Comunicare.,
40 Roberto Maragliano, Nuovo manuale di didattica multimediale, La Terza 2004, Roma – Bari, p. 167
I linguaggi dei media sono linguaggi dei giovani, linguaggi del pensiero percettivo e per di più l’apprendimento multimediale, a differenza di quello monomediale che opera per astrazione, agisce per immersione giustificando anche il maggior gradimento dei più piccoli.
41 Roberto Maragliano, Nuovo manuale di didattica multimediale, op. cit., p. 8 globalizzato
Non insegnare ai minori ad interagire con le nuove tecnologie significa negare loro innanzitutto la cittadina nel mondo in cui andranno a vivere e nel quale “si giocheranno” il futuro.
42 Simona Tirocchi, Romana Andò, Marzia Antenore, Giovani a parole. Dalla generazione media alla networked generation, op. cit, pp. 16-22 e 243-248
(estratto dell'introduzione alla tesi di laurea spec.)
a cura di Chiara Codino